giovedì 16 ottobre 2014

Imprevisti di viaggio – storia di tatuaggi e allergie

Ho deciso di introdurre una piccola parentesi nei miei resoconti di viaggio per mettervi in guardia da una pratica sempre più diffusa, soprattutto in viaggio o in vacanza, che potrebbe, in alcuni casi, rivelarsi pericolosa: quella dei tatuaggi all’henné.

Ve ne parlo per esperienza personale. Avete visto, in un post precedente, i bellissimi disegni che la “hennena” ha ricamato sulle nostre gambe e sulle mani della sposa durante la prima serata di festeggiamenti. Avete letto con quanta pazienza la signora ha eseguito i suoi dipinti sulla nostra pelle…quello che ho omesso nel mio resoconto è stato il seguito…
Una premessa: esistono vari tipi di henné per tatuaggi. O meglio, l’henné, quello vero, quello naturale, è uno solo. Diffidate da tutti gli altri aggettivi che aggiungono colorazioni improbabili, anche per i vostri capelli: tutto ciò che è “henné nero”, “henné mogano”, “henné neutro” non è henné puro, ma nel migliore dei casi un’altra erba, nel peggiore si tratta di henné naturale addizionato di altri ingredienti, tra cui potrebbero figurare composti chimici non sempre innocui.
Torniamo ai tatuaggi: quando si utilizza il “vero” henné, pura e semplice lawsonia inermis, il disegno sulla pelle risulterà di colore arancio scuro o marrone. Non sarà molto forte: per avere un colore più intenso sarà necessario fare più applicazioni e tenere il composto in posa per un tempo piuttosto lungo (diverse ore). Anche la permanenza del disegno sarà piuttosto breve, andrà via dopo qualche lavaggio.
Per ottenere, invece, un disegno di colore nero, in Tunisia si usa un altro composto, chiamato Harkous o Harkus. E’ un particolare tipo di inchiostro, molto prezioso, composto da noce di galla, chiodi di garofano, corteccia di noce, ossido di ferro o orpimento. Il processo per ottenerlo è lungo e complesso, perciò oggi viene spesso sostituito da miscele che contengono parafenilendiammina (Ppd), un componente chimico utilizzato anche nelle tinte per capelli, che può causare allergie da contatto piuttosto gravi.
La mia esperienza personale, e soprattutto quella della sposa, non sono incoraggianti.
Il mio tatuaggio ha iniziato a “prudere” il giorno dopo l’applicazione. Inizialmente in un punto solo, tanto che lì per lì mi sono detta “guarda te questa zanzara infame che mi ha punto la caviglia proprio sotto la tinta nera!”.  Dopo 48 ore il prurito si è esteso anche al resto della superficie del disegno, e sono comparse delle bolle a rilievo, per fortuna non troppo grandi e coperte dall’inchiostro, ma la sera il fastidio era diventato abbastanza forte. Ho applicato una pomata al cortisone (avevo con me il “Foille Insetti”, che utilizzo per le punture di zanzara) e il giorno dopo, dato che il prurito e le bolle erano sempre uguali, ho preso una pasticchina di Bentelan 0,50 a colazione e una a pranzo.
Il giorno dopo, rientrata in Italia, sono andata in farmacia (il mio medico era in ferie) e mi hanno confermato che la terapia che stavo seguendo era corretta. Ho soltanto aumentato leggermente la dose di Bentelan e continuato ad applicare la pomata (il farmacista mi ha detto anche che le creme al cortisone hanno tutte lo stesso dosaggio, perciò una vale l’altra, ho utilizzato quella che avevo già).
Il tatuaggio si è lentamente scolorito, doccia dopo doccia, le bolle e il prurito, per fortuna trattate tempestivamente, sono durati circa una decina di giorni. Durante questo periodo, soprattutto durante l’applicazione della pomata, ho evitato di prendere il sole sulla caviglia, proteggendola con una fasciatura quelle poche volte che ho messo piede al mare o in piscina.
Per la mia amica sposa la reazione allergica è arrivata più tardi, e sembra che questo sia il decorso più diffuso per le allergie da PPD.  I tatuaggi erano praticamente andati via, era passata più di una settimana dalla famosa serata della henna, quando su mani e piedi sono comparse tantissime bolle rosse accompagnate dall’immancabile prurito. Il risultato era un po’ spaventoso a vedersi…e soprattutto fastidiosissimo. Anche in questo caso il medico ha suggerito l’utilizzo del Bentelan, stavolta in fiale perché la superficie che presentava il problema era molto più vasta.
Alla fine la nostra disavventura sembrerebbe risolta, sono passate quasi tre settimane e io già da tempo non ho più prurito, il tatuaggio è quasi scomparso, ma ho ancora qualche macchia un po’ più rosea del solito sulla caviglia. Mi sono informata sul web, ci sono diversi siti che pubblicano foto di reazioni del genere, ma molto più violente delle nostre. A volte i sintomi si manifestano addirittura dopo 15 giorni dall’applicazione del tatuaggio temporaneo, e sembra che se non trattati nel modo corretto e tempestivamente, la sensibilizzazione può diventare più seria e creare non pochi problemi di salute. Non vorrei lanciare allarmismi inutili, ma anche il semplice prurito con le bolle non è simpatico. Considerate che spesso questi tatuaggi vengono proposti e applicati anche ai bambini perché venduti come “innocui” e soprattutto di breve durata. Mentre ero in farmacia e chiedevo informazioni, una signora che faceva la fila dietro di me mi ha detto che lo scorso anno sua figlia ha avuto lo stesso tipo di allergia per un tatuaggio simile, e che il fastidio le è rimasto per circa un mese.
Sentire tre casi di allergia da contatto in poco tempo mi ha lasciata un po’ spiazzata e mi ha convinta a scrivere questo post. Perciò, se avete intenzione di fare un tatuaggio temporaneo, fatevi prima una bella prova allergica, o utilizzate henné puro (sapendo che il disegno sarà marroncino chiaro, ma non vi riempirete di bubboni) o accertatevi prima delle sostanze presenti nella mistura che vi stanno applicando.
Se vi assicurano che è “tutto naturale”, diffidate: l’avevano detto anche a noi, la sera della festa… in più, ci sono tante piante assolutamente “naturali” e altrettanto tossiche o che contengono potenziali allergeni.
P.S. se doveste avere i sintomi di una reazione allergica al PPD, chiamate subito il medico o andate al pronto soccorso, valuteranno la gravità dell’allergia e vi consiglieranno la terapia giusta da seguire. Lasciate stare le cure “fai da te” e considerate che ogni fisico reagisce in maniera diversa, quindi la cura che è andata bene per me, potrebbe non fare altrettanto per voi.