Ve ne parlo per esperienza
personale. Avete visto, in un post precedente, i bellissimi disegni che la
“hennena” ha ricamato sulle nostre gambe e sulle mani della sposa durante la
prima serata di festeggiamenti. Avete letto con quanta pazienza la signora ha
eseguito i suoi dipinti sulla nostra pelle…quello che ho omesso nel mio
resoconto è stato il seguito…
Una premessa: esistono vari tipi
di henné per tatuaggi. O meglio, l’henné, quello vero, quello naturale, è uno
solo. Diffidate da tutti gli altri aggettivi che aggiungono colorazioni
improbabili, anche per i vostri capelli: tutto ciò che è “henné nero”, “henné
mogano”, “henné neutro” non è henné puro, ma nel migliore dei casi un’altra
erba, nel peggiore si tratta di henné naturale addizionato di altri
ingredienti, tra cui potrebbero figurare composti chimici non sempre innocui.
Torniamo ai tatuaggi: quando si
utilizza il “vero” henné, pura e semplice lawsonia
inermis, il disegno sulla pelle risulterà di colore arancio scuro o
marrone. Non sarà molto forte: per avere un colore più intenso sarà necessario
fare più applicazioni e tenere il composto in posa per un tempo piuttosto lungo
(diverse ore). Anche la permanenza del disegno sarà piuttosto breve, andrà via
dopo qualche lavaggio.
Per ottenere, invece, un disegno
di colore nero, in Tunisia si usa un altro composto, chiamato Harkous o Harkus.
E’ un particolare tipo di inchiostro, molto prezioso, composto da noce di galla, chiodi di garofano, corteccia di noce, ossido di ferro o orpimento. Il
processo per ottenerlo è lungo e complesso, perciò oggi viene spesso sostituito
da miscele che contengono parafenilendiammina (Ppd), un componente chimico
utilizzato anche nelle tinte per capelli, che può causare allergie da contatto
piuttosto gravi.
La mia esperienza personale, e
soprattutto quella della sposa, non sono incoraggianti.
Il mio tatuaggio ha iniziato a
“prudere” il giorno dopo l’applicazione. Inizialmente in un punto solo, tanto
che lì per lì mi sono detta “guarda te questa zanzara infame che mi ha punto la
caviglia proprio sotto la tinta nera!”.
Dopo 48 ore il prurito si è esteso anche al resto della superficie del
disegno, e sono comparse delle bolle a rilievo, per fortuna non troppo grandi e
coperte dall’inchiostro, ma la sera il fastidio era diventato abbastanza forte.
Ho applicato una pomata al cortisone (avevo con me il “Foille Insetti”, che
utilizzo per le punture di zanzara) e il giorno dopo, dato che il prurito e le
bolle erano sempre uguali, ho preso una pasticchina di Bentelan 0,50 a
colazione e una a pranzo.
Il giorno dopo, rientrata in
Italia, sono andata in farmacia (il mio medico era in ferie) e mi hanno
confermato che la terapia che stavo seguendo era corretta. Ho soltanto
aumentato leggermente la dose di Bentelan e continuato ad applicare la pomata
(il farmacista mi ha detto anche che le creme al cortisone hanno tutte lo
stesso dosaggio, perciò una vale l’altra, ho utilizzato quella che avevo già).
Il tatuaggio si è lentamente scolorito,
doccia dopo doccia, le bolle e il prurito, per fortuna trattate
tempestivamente, sono durati circa una decina di giorni. Durante questo
periodo, soprattutto durante l’applicazione della pomata, ho evitato di
prendere il sole sulla caviglia, proteggendola con una fasciatura quelle poche
volte che ho messo piede al mare o in piscina.
Per la mia amica sposa la
reazione allergica è arrivata più tardi, e sembra che questo sia il decorso più
diffuso per le allergie da PPD. I
tatuaggi erano praticamente andati via, era passata più di una settimana dalla
famosa serata della henna, quando su mani e piedi sono comparse tantissime
bolle rosse accompagnate dall’immancabile prurito. Il risultato era un po’
spaventoso a vedersi…e soprattutto fastidiosissimo. Anche in questo caso il
medico ha suggerito l’utilizzo del Bentelan, stavolta in fiale perché la
superficie che presentava il problema era molto più vasta.
Alla fine la nostra disavventura
sembrerebbe risolta, sono passate quasi tre settimane e io già da tempo non ho
più prurito, il tatuaggio è quasi scomparso, ma ho ancora qualche macchia un
po’ più rosea del solito sulla caviglia. Mi sono informata sul web, ci sono
diversi siti che pubblicano foto di reazioni del genere, ma molto più violente
delle nostre. A volte i sintomi si manifestano addirittura dopo 15 giorni
dall’applicazione del tatuaggio temporaneo, e sembra che se non trattati nel
modo corretto e tempestivamente, la sensibilizzazione può diventare più seria e
creare non pochi problemi di salute. Non vorrei lanciare allarmismi inutili, ma
anche il semplice prurito con le bolle non è simpatico. Considerate che spesso
questi tatuaggi vengono proposti e applicati anche ai bambini perché venduti
come “innocui” e soprattutto di breve durata. Mentre ero in farmacia e chiedevo
informazioni, una signora che faceva la fila dietro di me mi ha detto che lo
scorso anno sua figlia ha avuto lo stesso tipo di allergia per un tatuaggio
simile, e che il fastidio le è rimasto per circa un mese.
Sentire tre casi di allergia da
contatto in poco tempo mi ha lasciata un po’ spiazzata e mi ha convinta a
scrivere questo post. Perciò, se avete intenzione di fare un tatuaggio
temporaneo, fatevi prima una bella prova allergica, o utilizzate henné puro
(sapendo che il disegno sarà marroncino chiaro, ma non vi riempirete di
bubboni) o accertatevi prima delle sostanze presenti nella mistura che vi
stanno applicando.
Se vi assicurano che è “tutto
naturale”, diffidate: l’avevano detto anche a noi, la sera della festa… in più,
ci sono tante piante assolutamente “naturali” e altrettanto tossiche o che
contengono potenziali allergeni.
P.S. se doveste avere i sintomi
di una reazione allergica al PPD, chiamate subito il medico o andate al pronto
soccorso, valuteranno la gravità dell’allergia e vi consiglieranno la terapia
giusta da seguire. Lasciate stare le cure “fai da te” e considerate che ogni
fisico reagisce in maniera diversa, quindi la cura che è andata bene per me,
potrebbe non fare altrettanto per voi.