giovedì 28 agosto 2014

Tunisia - giorno 2 - La festa dello sposo

Il secondo giorno di festeggiamenti inizia all’insegna del relax. Sappiamo che la sera si farà molto tardi, quindi decidiamo di trascorrere la mattinata nella piscina del nostro hotel. La struttura cinque stelle che abbiamo scelto, bellissima dal punto di vista estetico, è un po’ carente da quello dei servizi, ma la grande piscina di acqua salata è davvero uno spettacolo. Dicono che la mattina bisogna fare presto a prendere i lettini, perché sono pochi rispetto agli ospiti effettivi dell’hotel. E’ una caratteristica che ho letto in tante recensioni di hotel simili a questo, ed è una cosa che mi fa un po’ rabbia. Ricordo una vacanza a Sharm El Sheik in cui, nonostante le ore piccole della sera prima, dovevo alzarmi all’alba per trovare posto sotto uno degli ombrelloni disponibili. Cose come questa rendono la vacanza un po’ meno vacanza, perché sei costretto a puntare la sveglia ricreando la stessa routine di obblighi e orari che segui tutti i giorni nella tua città.
 
In questo caso non mi pesa molto, per una mattinata al sole in completo relax ci si sacrifica volentieri. E poi la colazione è, già di per se, un premio allettante: nell’enorme salone pieno di tavoli (ancora abbastanza vuoto, per fortuna) si trova un buon assortimento di cibarie dolci e salate. Diversi tipi di brioches (io scelgo quella guarnita al pistacchio), torte, pane e marmellata confezionata e non, pietanze arabe e continentali degne di un turista nord-europeo (non ce la farò mai a far colazione con le uova strapazzate, dopo New York a 14 anni, ho rinunciato definitivamente all’idea di iniziare la mattinata con un piatto che potrebbe tranquillamente essere il mio pranzo), addirittura il banco delle crêpes da preparare al momento. L’unica cosa che non ci convince è lo yogurt, che in quelle grandi ciotole ha l’aria poco rassicurante (e un po’ cagliata), perciò ripieghiamo su quello confezionato per bambini con i pupazzetti sulla confezione, al gusto un po’ inquietante di “fragola-banana”. In cambio c’è la frutta secca da metterci dentro, fichi e datteri compresi.
 
Dopo esserci rifocillati e aver preso il nostro cappuccino un po’ finto erogato, da una di quelle diaboliche macchinette miscelatrici che oggi vanno tanto di moda nei bar degli hotel, ci avviamo in piscina. E’ presto e di posti ce ne sono a volontà, riusciamo persino a mettere tutti i lettini vicino in un posto comodo e ombreggiato. Anche la piscina diventa una nuova esperienza, guardandosi attorno, perché la clientela dell’hotel è assolutamente variegata e suscita stupore soprattutto per i grandi contrasti culturali che riescono a convivere in modo più che pacifico in uno stesso ambiente. Parlo soprattutto delle donne. Perché gli uomini, alla fine, con un paio di pantaloncini, sono uguali in tutto il mondo. Ma le donne no, per loro è diverso. Ci siamo noi, le occidentali, con i nostri due pezzi, c’è la donna dell’Est con bikini striminzito e le enormi tette rifatte, e poi ci sono le donne arabe, coi loro “costumi da bagno” che un occhio, o meglio una “visione”, come la nostra riesce a comprendere solo fino a un certo punto. Perché per alcune donne arabe il “costume” da bagno è comunque un vestito che copre interamente il corpo, composto da una tuta nera che lascia scoperti solo piedi e mani, a cui si sovrappone una specie di vestitino fantasia, come un prendisole di altri tempi, spesso accompagnato da un improbabile cappellino a cuffietta dello stesso colore. A noi sembra buffo, visto così, ma nei negozi della città scopriamo che si tratta di tenute “di moda” tra chi segue un certo tipo di convinzioni religioso-culturali. Di ritorno dal mio viaggio ho fatto una ricerca e ho scoperto che questo tipo particolare di costume si chiama “burkini”, esiste in vari modelli e pare sia nato anche un bel business, dato che il nome è un marchio registrato e che il prezzo di questi abiti da spiaggia sia alto né più né meno come quello di un bel due pezzi di casa nostra. Se volete saperne di più ne trovate alcuni in vendita su questa pagina.  Naturalmente in Italia sono nate tantissime polemiche sull’uso di questo capo d’abbigliamento, ma lascio i giudizi di valore ad altre sedi, io ho solo trovato molto divertenti (e belle, da un lato) le differenze così nette – e spesso estreme – tra una cultura e l’altra e mi ha fatto piacere osservare la possibilità di “coesistenza” tra loro. 
Perciò mattinata all’insegna di sole, bagni, e lezioni gratuite di antropologia culturale.

La bellissima piscina di acqua salata dell'hotel

Vale e il nuovo tatuaggio in pieno relax

Il pranzo “light” viene consumato al punto ristoro della piscina. In albergo di ristoranti ce ne sono almeno quattro, con menù e prezzi diversi. Quello all’aperto è molto informale ed ha una scelta abbastanza limitata, ma consente di mangiare all’ombra di una bella tettoia godendosi il fresco. L’unico neo sono i tempi di attesa. Dopo la prima esperienza, nei giorni successivi, già preparati, sappiamo che è necessario ordinare quasi un’ora prima di essere serviti, anche per una semplice insalata. I piatti sono buoni, anche se molto semplici, i costi accettabili.  Decidiamo di tenerci leggeri perché la sera ci aspetta un’altra cena: quella della festa dello sposo.
 
Questa volta riusciamo a concederci un po’ di sano relax prima di prepararci per la serata, anche se il taxi viene a prenderci piuttosto presto. Dobbiamo tornare alla casa dello sposo per la “sua” serata, e sappiamo già in partenza che si faranno le ore piccole. Stavolta, muovendoci dall’hotel verso le 18, restiamo intrappolati per parecchio (troppo) tempo nel traffico della domenica. Percorrere la stessa strada del giorno precedente diventa un’epopea. Le strade di Roma nell’ora di punta ci sembrano all’improvviso un quadro di ordine e disciplina…le macchine che ci circondano sono assolutamente ingestibili e mettono a dura prova la pazienza del nostro autista. Lo smog è alle stelle, l’aria è densa delle nuvole grigie degli scappamenti, le auto creano intrecci e nodi indistricabili, ogni punto è buono per tentare di superare quella marea lenta di lamiera e motore, si sale sui marciapiedi, approfittando di un angolo libero, si frena, si sterza, si dribblano i vicini, ci si incastra come in un tetris mobile senza soluzione di continuità. A più riprese il nostro autista si prende il volto tra le mani, con aria disperata. Il viaggio che la sera prima è durato un’ora scarsa diventa di quasi due ore e all’arrivo il conducente dichiara stremato “qui non ci torno più”…come se fosse nostra la colpa di tutto quel caos.

Ovviamente siamo ben felici di lasciare la vettura e di ritrovare ad attenderci i parenti dello sposo. Stavolta i partecipanti alla festa sono diventati molti di più, primo perché sono arrivati altri fratelli, che in genere abitano all’estero, con le loro famiglie, secondo perché a questa particolare festa sono invitati anche tutti i vicini del quartiere, fino a superare il centinaio di persone.
 
L’evento si svolge, infatti, per la strada, proprio davanti alla casa dello sposo. Dal pomeriggio un cuoco, ingaggiato per l’occasione, sta preparando le pietanze tipiche che compongono il piatto della cena e che sarà distribuito a breve: cous cous con ceci, carne stufata, mechouia, insalata, verdure. Davanti al portone è allestito un palchetto, su cui prenderanno posto i musicisti. La musica della festa è quella eseguita con gli strumenti tradizionali: il mizwid, una specie di cornamusa che ha ancora la forma della pecora da cui è ricavata, la darbuka (tipico strumento a percussione arabo) e i bendir, grossi tamburi a cornice in pelle, che vengono fatti scaldare mettendoli ai lati del kanun, braciere di terracotta in cui si bruciano grani di incenso, simbolo di buon augurio.
 
Preparazione del kanun - photo by Roberto Perrone
 
 
I bendir vengono esposti al calore del kanun

Il mizwid - photo by Roberto Perrone

I tamburi si scaldano sul kanun - photo by Roberto Perrone
 
Ai lati del palco sono disposte le sedie degli spettatori, che si dispongono rigorosamente divisi secondo il genere: gli uomini tutti a sinistra e le donne tutte a destra. Impensabile l’idea di assistere al concerto seduta accanto a mio marito. Mi trovo, invece, circondata da donne di tutte le età, chi arriva tardi cerca una sedia libera e “si incastra” tra le altre spettatrici. Questi eventi pubblici diventano spesso anche un modo per “vedere e farsi vedere”: come nelle nostre feste di matrimonio, le donne in cerca di marito indossano i loro vestiti migliori e sfoggiano il look più curato, nella speranza di trovare il compagno giusto…alla fine, nella diversità, abbiamo molte più somiglianze di quelle che potremmo immaginare.

Dopo la cena anche noi prendiamo posto per assistere alla festa. La musica è sicuramente diversa da quella araba a cui sono abituata, è di sicuro molto più “tribale” e antica…ma il ritmo resta sempre coinvolgente, tanto che, nonostante il volume assordante degli amplificatori, la gente difficilmente resta seduta e molti si lanciano allegramente nelle danze. Ha inizio la magia, crollano le divisioni, donne e uomini si incontrano al centro, davanti al palco, e spesso danzano assieme. E’ un ballo fatto di passi semplici, spesso in tre tempi, fatto di movimenti di fianchi e generalmente eseguito con le braccia allargate, ha un’allegria contagiosa, e non è difficile cedere agli inviti delle mie ospiti e buttarmi nella mischia con loro. Mi piace molto guardarmi attorno e vivere l’euforia generale…i più divertenti sono sicuramente i bambini, che spesso fanno da “riempi-pista” lanciandosi in assoli con l’abilità di ballerini provetti. Ma è bello anche vedere le diverse generazioni riunite assieme sulla “pista” che saltellano sorridendo, è un’atmosfera speciale che raramente si trova nelle nostre feste molto più “ingessate”, dove gli ospiti spesso evitano di lasciarsi andare, anche in occasioni danzanti.
 
Alla fine del concerto, arriva il momento dell’”uscita di casa“. Vestito con una tunica bianca, il dito mignolo colorato di henné, un copricapo rosso in testa, lo sposo viene portato in spalla da familiari e amici e “sfila” tra gli applausi dei presenti. La musica continua, si liberano nel cielo lanterne volanti, lo sposo viene “lanciato” in aria e sorretto dagli amici tra risate e grida. La festa è al culmine, le donne distribuiscono sacchettini di confetti a tutti gli ospiti, si sparano fuochi artificiali e razzi luminosi. Lo sposo balla in equilibrio su un tavolo sorretto dai più forti della famiglia. La gente ride e applaude, la musica continua e sulle sedie non è rimasto più nessuno a guardare, tutta la strada partecipa a questo momento di gioia e di euforia.
 
Alla fine del festeggiamento, una pausa dal caos, arriva il momento dei regali: amici, parenti e vicini regalano allo sposo una somma in denaro, che viene raccolta in un cestino. Il cantante del gruppo è delegato a ringraziare personalmente ogni invitato al microfono per ogni singolo dono.
 
La musica continua ancora per un po’, poi piano piano i musicisti iniziano a riporre gli strumenti e a sgomberare il palco. Le sedie vengono impilate, la strada ripulita, riprende lentamente la normalità e il silenzio della notte. La gente comincia a salutare e torna a casa, un po’ stordita ma sorridente. E’ stata una bella festa, un momento di condivisione e di gioia per tutti.
 
Un’occasione come questa è un piccolo tesoro che custodirò come un gioiello prezioso, se la memoria mi tradirà, spero che restino almeno le parole scritte a ricordarlo. Partecipare ad una festa circondata dal calore di una famiglia lontana così diversa dalla mia, sorridersi e capirsi senza parlare la stessa lingua, ballare assieme creando per qualche istante un legame universale che riesce a superare qualsiasi tipo di differenza religiosa o culturale…sono istanti magici da conservare e, se si può, da condividere. Spero di avervi fatto assaggiare almeno un pezzetto di questa atmosfera speciale…vi racconterò ancora di questa esperienza nel prossimo post, che parlerà dei festeggiamenti organizzati, finalmente, per entrambi gli sposi.  

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