Per la cena del nostro
anniversario chiediamo un consiglio alla receptionist dell’hotel, sperando che
al profitto che potrebbe ricavare da un ristorante convenzionato abbini anche
il buon senso, per segnalarci almeno un posto carino dove passare la serata.
In genere mi piace trovare da
sola i locali dove andare a mangiare, ma durante il nostro primo giro, nei
dintorni abbiamo notato un gran numero di posti un po’ troppo turistici per i
nostri gusti. Vorremmo mangiare qualcosa di tipico, ma trovare anche un po’
d’atmosfera, dato che è una serata speciale e festeggiare la data del
matrimonio capita solo una volta l’anno.
La signora dietro la scrivania ha
l’aria piuttosto snob, ma è gentile. Prende una cartina della città e ci
suggerisce tre opzioni: il primo è il ristorante sotto l’hotel. Avevo
adocchiato il menù già dal nostro arrivo, era sicuramente interessante e
abbastanza creativo, ma non c’era traccia di ricette tradizionali. La seconda
proposta è una trattoria che affaccia su Piazza Vittorio Emanuele, è segnalata
su diverse guide come meta consigliata per assaggiare sapori del territorio, ma
almeno dall’esterno ci convince più per un pasto informale che per una serata
romantica. Così scegliamo di seguire il terzo consiglio e approfittiamo della
gentile signora che prenota per noi al ristorante “La Smarrita”, in Piazza
Carlo Alberto.
Una cosa che mi è piaciuta molto
di Torino sono proprio le piazze. La struttura della città è molto regolare e
perdersi è una vera impresa. All’incrocio di vie e vicoletti del centro, la
maggior parte delle volte trovi una piazza elegante, con aiuole o aree
pedonali, spesso con una statua nel centro. Tante piccole e grandi oasi dove
fare una pausa dal viavai dei portici, magari sedendosi al tavolino di bar per
un caffè, oppure all’ora dell’aperitivo, come abbiamo fatto noi, con uno spritz
e un piattino di snack , a godersi la luce delle sere primaverili, guardando le
rondini in volo, i dettagli dei palazzi circostanti, o semplicemente a chiacchierare
ingannando il tempo prima della cena.
Aperitivo in piazza
Palazzo Carignano
Il ristorante vero e proprio si è
rivelato un po’ diverso da come ce lo aspettavamo, sicuramente differente dal
tipo di locali che sceglierei o consiglierei per una cena, ma in ogni caso la
serata per noi è stata un’esperienza originale. All’ingresso ci ha accolto una
signorina gentilissima: potevamo scegliere se mangiare fuori, ai tavoli sulla
via, oppure all’interno del palazzo (un palazzo d’epoca, per la precisione).
Vedendoci un po’ titubanti, la ragazza ci ha proposto una visita alle sale per
decidere dove assegnarci il tavolo. Al piano superiore abbiamo altre due
opzioni: una sala più sobria con vista sulla piazza e una fastosissima con
stucchi dorati e aria condizionata al massimo. La sala più elegante, detta
anche “degli specchi” sembra una location per matrimoni, ma di quei matrimoni
fastosi che non ci piacciono. In realtà il palazzo conserva intatto un pezzo
della storia d’Italia: queste sale hanno ospitato lo studio di Cavour, e
conservano intatte (anche se un po’ trascurate) il fascino antico e il fasto di
una volta.
Di fronte alla sala barocca e
deserta, opteremmo volentieri per una più sobria vista della piazza e del
tramonto su Palazzo Carignano e dintorni. Il problema, però, è il caldo
eccezionale, che ci costringe, nostro malgrado, a dirottare il nostro
gentilissimo cameriere nell’ambiente più “nuziale”, ma refrigerato e quindi più
vivibile.
Così ci ritroviamo, io e M., da
soli in questo fresco salone storico agghindato a festa, coi tavoli tondi imbanditi
e le sedie coi fantasmini. Ci sembra di essere a una cena di matrimonio senza
sposi né invitati…e non sappiamo se restare interdetti o scoppiare a ridere.
Per fortuna ci viene in soccorso di nuovo il cameriere, che si rivela meno
formale dell’ambiente, forse cogliendo una minima vena di imbarazzo o capendo
che ci sentiamo un po’ fuori luogo…o soprattutto fuori dal luogo in cui
pensavamo di andare a mangiare per il nostro anniversario. Non ho problemi con
gli ambienti eleganti, ma questa eleganza retrò la trovo un po’ stucchevole. In
una sala vuota, poi diventa tutto quasi imbarazzante.
Per fortuna il cameriere che ci è
stato assegnato non è solo gentile ma anche simpatico, forse ci ha visti un po’
smarriti, e si ferma a parlare un po’ con noi per metterci a nostro agio, ci da
qualche alternativa sul menù, che ci sembra appetitoso ma terribilmente
invernale, e ci suggerisce un vino del territorio per accompagnare il pasto. La
cena è buona, di tipico assaggio gli agnolotti al sugo di arrosto, mentre M.
opta per i tradizionali tajarìn, tagliolini all’uovo dall’aspetto invitante,
conditi con ragù bianco di salsiccia. Entrambi i piatti sono buoni ma
decisamente inadatti alla stagione. Durante questo weekend lungo ci rendiamo
conto che quasi nessuna delle ricette più famose del territorio torinese è
consigliabile come piatto estivo…e un po’ mi dispiace perché ci sono tante cose
ottime da assaggiare, ma non quando il termometro supera i 30 gradi e l’umidità
aumenta a dismisura il livello della temperatura percepita.
Usciamo dal ristorante comunque
soddisfatti. E’ stata un’esperienza un po’ surreale cenare da soli in una
specie di museo, ma la cena era gradevole, il vino e la nostra ironia hanno
contribuito a farla diventare anche divertente.
Al ritorno, prima di tornare in
hotel, facciamo una passeggiata e ci affacciamo sulla riva del Po, dove
troviamo una bella sorpresa: un concerto live di una brass band locale che
reinterpreta pezzi più e meno recenti del panorama pop internazionale.
Bravissimi e pieni di energia. Mettono voglia di ballare, ma gli spettatori
sono tutti fin troppo disciplinati e si limitano ad ascoltare senza “agitarsi”
più di tanto. Peccato: da sola non ho abbastanza faccia tosta per buttarmi
nelle danze…in quel momento, per un po’, mi sono mancate le amiche
danzatrici…con loro avremmo sicuramente animato la serata e con buone
probabilità saremmo riuscite a coinvolgere anche il resto del pubblico più
“timido”. Mi rassegno ad ascoltare, ed è comunque un ascolto davvero piacevole,
con uno scenario diverso dal solito. Sull’altra riva, si scorge in alto a
sinistra la Basilica di Superga illuminata e, sopra le colline, la luna, tonda
e luminosa, così bella che sembrava prenotata apposta per l’occasione.
Il nostro primo giorno a Torino
si conclude qui. La sveglia all’alba comincia a farsi sentire, così rientriamo
in hotel, dove ci aspetta un letto comodo e soprattutto l’aria condizionata,
preziosa e utile per affrontare il caldo della notte.
Per la mattina seguente, visto
che il tempo dovrebbe cambiare a breve verso il brutto, decidiamo di iniziare
la giornata con la visita al più importante parco cittadino.
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