domenica 27 luglio 2014

Torino parte 3 - natura e cultura

Dopo un buon sonno ristoratore (il nostro hotel ha diverse cose che non vanno, ma il letto è comodo e si dorme piuttosto bene) ci prepariamo per la colazione e per una bella camminata approfittando del sole che dovrebbe durare almeno fino a metà giornata.

Chi mi ha consigliato questo albergo mi aveva parlato di una prima colazione abbondante e gustosa…ma qualcosa deve essere cambiato negli ultimi anni (forse la gestione), e il nostro impatto con la sala ristoro non è stato all’altezza delle aspettative: tovaglie con macchie di caffè vecchie di mesi, scarso assortimento di cose da mangiare, addirittura merendine confezionate tagliate a pezzi per risparmiare…(tutto mi aspettavo, tranne i flauti del Mulino Bianco divisi a metà), cornetti scongelati e gommosi, yogurt di marca improbabile, l’unica cosa che mangio davvero volentieri è la macedonia di frutta fresca. Non sono una che si ingozza a colazione (come fanno spudoratamente i nostri vicini di tavolo, che ne approfittano anche per confezionarsi di nascosto i panini del pranzo), mangio poco, ma mi piace mangiare bene. Se aggiungo alla triste offerta di cibarie anche un pessimo caffè servito da una cameriera dalle unghie con lo smalto scheggiato che sbadiglia incessantemente davanti ai clienti, direi che il quadretto è completo.

Ci ripromettiamo di fare colazione altrove nei giorni seguenti (anche se M., più paziente, propone la strategia alternativa del pane e marmellata che “tanto male non può essere…”).
A pancia piena ma non proprio soddisfatti, prendiamo l’angusto ascensore e ci mettiamo in cammino: la prima meta della giornata è il Parco del Valentino. Costeggiamo un pezzo di fiume, attraversiamo un lungo viale alberato e in dieci minuti ci troviamo all’ingresso del parco. Camminare in mezzo al verde è sempre piacevole. A differenza di quelle dei parchi più importanti della mia città, le strade all’interno di questa oasi verde torinese sono asfaltate. Da un lato si perde un po’ del fascino bucolico del viale sterrato, dall’altro si cammina molto meglio, e il percorso risulta accessibile anche ai disabili in carrozzina, ai passeggini e a chiunque abbia difficoltà a spostarsi a piedi e debba utilizzare altri supporti. Di macchine non ce ne sono. Il parco è quasi tutto per noi, incontriamo qualcuno che fa jogging, altre persone che si allenano facendo stretching sul prato e una signora anziana che ci sfreccia accanto sulla sua carrozzella a motore.

Lungo la strada semideserta troviamo, però, degli altri amici, una delle cose più belle della nostra visita al parco: gli scoiattoli. Un collega che aveva già visitato la città mi aveva detto che nella zona era possibile incontrare questi saltellanti e simpatici animaletti, ma mi aspettavo di avvistarli in lontananza e non che fossero così socievoli. Abituati a ricevere cibo dai visitatori, i piccoli roditori si sono abituati ad accogliere gli amici umani e a chiedere da mangiare a chiunque si sieda ai tavoli dei chioschi disseminati sui viali. Sono decisamente sfacciati (salgono sulle sedie libere e a volte persino sul tavolo), ma irresistibilmente carini (è proprio vero che la bellezza, in certe circostanze, aiuta!) e le loro incursioni sono gradite da tutti. Restiamo parecchio tempo incantati a guardare le loro scorribande e a inseguire con lo sguardo le loro code che sembrano gonfiate con un phon da parrucchiere. Rallegrati da questo “incontro ravvicinato”, continuiamo il cammino. Arriviamo al bellissimo Castello delValentino, un tempo residenza dei Savoia, oggi considerato dall’Unesco uno dei Patrimoni dell’Umanità e attuale sede della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino.
 Cortile del Castello
 

Il Castello purtroppo non è visitabile: una parte è in restauro e il resto a quanto pare ospita gli studenti. Ci limitiamo ad ammirare il cortile, notando la somiglianza dell’edificio con le residenze nobiliari che abbiamo visto in Francia tempo prima, durante il nostro breve tour nella Valle della Loira (sono di qualche anno indietro con i miei resoconti, ho ancora qualche bel posto di cui parlarvi). Facciamo qualche foto, con un bel cielo azzurro sullo sfondo, e proseguiamo verso la prossima meta.

Il Borgo Medievale, ai margini del parco, potrebbe trarre in inganno il visitatore disinformato: non si tratta di un quartiere costruito nel 1200, ma di una ricostruzione storica “artificiale” che risale agli ultimi decenni dell’Ottocento. Creato per un’Esposizione Generale, il Borgo riproduce vie e costruzioni tipiche di un villaggio feudale, con le sue botteghe, la chiesa, le insegne in ferro battuto, la fontana, e termina con il pittoresco edificio della Rocca, ricostruzione di una dimora storica del Quattrocento, ispirata al modello architettonico e decorativo di alcuni castelli realmente esistenti in Piemonte.

Ingresso del Borgo Medievale
 
Edifici del Borgo
 
 
 
Interno della Rocca con ricostruzione storica delle sale
All’ora di pranzo torniamo verso il centro e mangiamo in un bistrot-enoteca su Via Po. Piatti semplici, ma non prendiamo nulla di tradizionale: anche oggi fa troppo caldo. Continuiamo la passeggiata con qualche incursione nei negozi e mi concedo un pomeriggio di chiacchiere e amicizia: a Torino abita una delle mie “amiche di forum” che conosco “leggendola” da parecchi anni. Ci tenevo particolarmente a incontrarla “dal vivo”, perché a volte dalle parole scritte si impara tanto di una persona e ci sembra di conoscerla da sempre. Non vi racconto i dettagli dell’incontro, che con l’aspetto turistico c’entra poco, vi dirò solo che è stato bellissimo e speciale esattamente come mi aspettavo. Oltre alle chiacchiere di rito che sarebbero volentieri continuate a oltranza per tutte e due, la mia amica ci ha accompagnato alla scoperta di altre viuzze meno note del centro, di piccole botteghe, di altre piazze e ci ha dato qualche altro riferimento utile per la nostra esplorazione della città.

Il resto del pomeriggio è stato dedicato alle sale del Museo Egizio, interessanti, anche se una parte del palazzo è in restauro (i lavori dovrebbero terminare per i primi mesi del 2015), i reperti sono molti e ben conservati. La sala più interessante e assolutamente da non perdere è quella dello “Statuario”, allestita addirittura da uno scenografo vincitore di un premio Oscar (l’ho scoperto al ritorno, consultando il sito del museo). L’effetto è sicuramente spettacolare: le statue illuminate strategicamente, per risaltare in tutto il loro splendore, incantano e stupiscono i visitatori. Purtroppo le foto fatte senza flash non rendono giustizia alla bellezza dell’ambiente e dei suoi “abitanti di pietra” che hanno sfidato il tempo per arrivare fino a noi, affascinanti e misteriose, perfettamente conservate.
 
 

L’unico aspetto che mi ha un po’ intristito in questi casi, è sapere che tutti questi meravigliosi reperti sono stati prelevati, alla fin fine, da monumenti funebri. Quando vedo le mummie, esposte allo scoperto dietro a un vetro, con la gente che ci gira attorno incuriosita additando i dettagli “ben conservati”, penso sempre, con un velo di tristezza, che quei poveri corpi erano stati destinati al riposo eterno in un luogo sacro, e che il fatto di prenderli, spostarli, spogliarli dei loro ornamenti, studiarli ed esporli pubblicamente per me resta una forma di profanazione. Io non sono religiosa, so che a “loro” ormai non importa più…però ogni volta che capito in un museo che espone resti umani e oggetti prelevati da una tomba, mi assale lo stesso senso di malinconia, e mi chiedo se per interesse storico sia sempre giustificabile la violazione di uno spazio privato e intimo come un luogo funebre.

Ci allontaniamo dal silenzio e dall’atmosfera sospesa nel tempo del museo nel tardo pomeriggio. Il caldo-umido non si è attenuato per niente e, dopo tanto camminare, decidiamo di tornare in hotel per rinfrescarci un po’ prima della cena. Il pasto serale, stavolta, non ha nulla di tradizionale: esplorando una serie di traverse troviamo un allegro ristorante tex-mex e concludiamo la serata con un buon piatto di fajitas messicane. Del resto, non possiamo sempre fare i turisti precisetti: proveremo le altre specialità locali in un altro momento…e soprattutto, possibilmente, con un altro clima.

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