mercoledì 25 giugno 2014

Briciole d’Irlanda, parte 2°*



(data originale post: 01/09/2009)

Dopo la parentesi - seria e doverosa- dedicata alla brutta avventura della mia amica Cristina, riprendiamo con qualche piccolo ricordo della mia vacanza irlandese.

Il cibo – Mangiare in Irlanda non è mai un problema, ci sono pub e ristoranti ovunque, tavole calde presso i centri turistici, panini pronti nei supermarket, catene di fast food anche nel paesino più piccolo e sperduto.
La qualità del cibo è generalmente buona, carne e pesce abbondanti e ben preparati, insalate, verdure e dolci di vario tipo, il vero problema è l’assenza di varietà.
In tutta l’isola, i piatti proposti sono più o meno sempre gli stessi. Il classico stufato irlandese, spesso a base di birra Guinness, zuppe, pollo arrosto, salmone alla griglia o a vapore, pesce fritto, hamburger, bistecche.
Per i più goderecci aragoste e ostriche a volontà (che a me, però, non sono mai piaciute).
Altro problema è il prezzo del mangiare, i piatti sono cari anche nei pub, la spesa media si aggira attorno ai 20-25 euro a testa per un piatto unico e una birra media.
L’uso dell’olio d’oliva è praticamente assente. Si cucina quasi sempre col burro o a vapore, utilizzando salse e intingoli per ammorbidire e insaporire qualsiasi piatto.
Persino l’insalata è condita con un improbabile “dressing”, un miscuglio dall’aspetto poco rassicurante e dal sapore fin troppo deciso.
Il pane a tavola è spesso un optional, che va richiesto a parte. Con espressione incuriosita, alla richiesta di pane per accompagnare una pietanza, il cameriere porta quasi sempre un piattino con due fettine (piccole ma massicce) di pane scuro e l’immancabile dose di burro.
Le insalate contengono sempre abbondanti dosi di cipolla cruda. A fette, a pezzetti, tritata…anche buona, per carità, ma con quel sapore così persistente e “invadente” che qualche ora dopo ti fa pentire di averne anche solo assaggiato una forchettata.
Le cittadine sono anche piene di ristoranti etnici, soprattutto cinesi, indiani e thailandesi. Noi abbiamo ceduto (per noia alimentare) solo una volta per un pranzo economico all’indiano…non male, bene arredato, servizio gentile…niente di memorabile in ogni caso.
Per quanto riguarda i piatti “tipici”, ottimo lo stufato alla Guinness (che ti venga propinato un po’ ovunque è un’altra faccenda), buono il salmone (ma non così “tipico” come potessi aspettarmi), ricco e croccante il fish and chips (se mangiato nel posto giusto, e stavolta siamo stati fortunati), gustosa e prelibata l’apple pie, che resta uno dei miei dolci preferiti in assoluto.
Durante questo viaggio “speciale”, abbiamo anche cenato in un paio di ristoranti un po’ più costosi, deliziandoci con qualche ricetta un po’ più creativa, come le trote cosparse di mandorle e scorzette di limone, ripiene di puré al chorizo, l’anatra alle ciliegie con cavolo rosso, le frittelle di pesce allo zenzero, o una goduriosa torta tiepida di pan di spezie, pere e toffee…

Un capitolo a parte merita l’organizzazione dei pasti.
La prima colazione Irlandese è un pasto vero e proprio, che non ha nulla a che vedere con il veloce spuntino caffè-e-cornetto a cui siamo abituati noi.
Il tipico Irish Breakfast, servito con orgoglio nei pub e in qualsiasi hotel o guesthouse che si rispetti, è composto da:

- Un paio di uova all’occhio di bue o strapazzate
- 2 Salsicce fritte
- 2 fette di pancetta
- Funghi o fagioli
- Una fetta di Black pudding (sanguinaccio)
- Una fetta di White pudding (carne di maiale, grasso e farina d’avena)
- Pomodori grigliati

Queste sono le dosi per una persona.
Per tutto il viaggio mi sono chiesta come si affronti in questo paese il problema del colesterolo…
E vi confesso che, per una volta, la mia curiosità è stata tenuta a bada da un rifiuto totale, di prima mattina, nei confronti della colazione grassa e salata.
Non ce l’ho fatta, neanche una volta, con tutte le migliori intenzioni, ad iniziare la mia giornata con un simile affronto calorico…mi sono sempre limitata ai cereali, allo yogurt, e al pane tostato con burro e marmellata, sotto lo sguardo stupefatto del cameriere di turno che ogni volta sbalordito mi chiedeva “tutto qui?”.

Altro pezzo forte della colazione irlandese è il porridge.
Questo l’ho voluto provare.
Qualcuno mi aveva detto “Vale, il porridge fa davvero schifo”…ed io avevo pensato che in realtà non poteva essere così male. In fondo, dai, cosa sarà di male una pappa d’avena, a me i cereali piacciono tanto, ho trangugiato per anni gli All Bran, il riso soffiato, i cornflakes, e tutti quei fiocchi che sciolti nel latte si trasformano in una zuppa informe, cosa sarà mai un pappone in più?
Ed eccomi qua, seduta ad un tavolino con una spettacolare vista sull’oceano, in attesa del mio “porrige with fresh cream and honey”…crema di latte e miele…sembra una vera squisitezza con cui iniziare la mattinata…
E invece…
E invece, chi mi aveva avvertito, lo aveva fatto davvero col cuore.
La cameriera è arrivata con una ciotolina fumante…ma al contrario di ogni mia aspettativa, quel fumo non faceva nessun odore.
Il colore era lattiginoso, con i semi di avena talmente cotti da sembrare perle gonfie e trasparenti.
Ho aspettato che il calore diminuisse un po’, ho versato una buona dose di miele e panna fresca, mescolato con cura preparandomi a gustare chissà che sapore delicato e speciale…e….Colla da parati. Gelatinosa, vischiosa, totalmente insipida. Ho aggiunto miele, ho versato altra panna, il risultato non è cambiato affatto. Credo che il porridge sia stato in assoluto l’esperienza più deludente che ho avuto in questo paese…
Che dire, sono stata fortunata, in fondo…se la cosa più brutta è stata solo una colazione andata male…

E dopo la colazione, il pranzo…
A pranzo, anche d’estate con 30 gradi, è di rigore la zuppa, anzi, la “soup du jour”, scritto ovunque in francese, chissà poi perché.
In genere è sempre una zuppa di verdura. Bella calda, densa e gustosa.
Io ho assaggiato quella di carote e mi è piaciuta molto…se non fosse per il sole cocente sarei riuscita a finire tutta la ciotolona colma fino all’orlo.
Poi ancora sandwich di pollo freddo, insalate cipollose, e arrosti a volontà.

Per la cena, invece, nei pub bisogna andare presto, perché la cucina chiude alle 21.30.
Ma se si arriva per tempo (e in genere la fame non tarda a farsi sentire), spesso si scopre una cucina originale e curata all’altezza di un buon ristorante.

Per i nostalgici della cucina di casa, in Irlanda ci sono anche moltissimi ristoranti italiani. Io, da brava Vale-turista, ovviamente non ci ho mai messo piede. Ho provato, una delle 15 sere, ad assaggiare una carissima pizza in un pub. E mi sono detta “ben ti sta!” dopo 5 secondi dal primo morso.

Credo che nei prossimi post parlerò ancora di cibo e di piatti assaggiati in Irlanda. Anche quello, del resto, è parte integrante del viaggio e resta uno dei ricordi più nitidi anche a distanza di tempo. Perché in vacanza le cose hanno tutto un altro sapore. Lo stesso sapore, che alla fine, una volta tornati a casa, buono o meno, ci manca e siamo felici di avere, almeno una volta, provato anche noi.

* Nella foto (mia), tipico cibo grasso da vacanza: patate fritte, onion rings, e l'immancabile maionese all'aglio.

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