mercoledì 25 giugno 2014

Un nuovo viaggio: Praga




(data originale post: 05/06/2001)

Era un po’ che non parlavo di viaggi su questo blog, ne ho fatti un paio molto interessanti ma non ho avuto - per ora – il tempo per raccontarvi e farvi “assaggiare” un po’ dei luoghi che ho visitato.
Quello irlandese è stato un viaggio lungo e articolato, ci vorrebbero parecchi post, non è detto che in un periodo più tranquillo non mi metta d’impegno a scriverne, perché il posto merita, l’esperienza anche, e i ricordi sono ancora vividi, anche perché il tutto si è svolto in un momento speciale, è stato accuratamente pianificato, e goduto anche in barba alle agenzie che ci avevano fatto preventivi abbastanza consistenti e, diciamocelo, anche abbondantemente “fuori misura”.
Il secondo viaggio all’estero, su cui non mi soffermo sempre per motivi di tempo e lunghezza, è quello dell’anno scorso ai Castelli della Loira. Bei posti, mille cose da vedere, 5 giorni che non son bastati ma ci hanno dato un altro bel po’ di “carica emotiva” da riportare a casa…paesaggi, cittadine, persone, sapori, odori e colori…la consueta e gratificante esperienza multisensoriale che ti lascia ogni volta arricchito di mille nuove ispirazioni, di bei momenti da rivivere, della moltitudine di sensazioni che ci regala il contatto con la novità. Vi racconterò – spero anche questo, ma oggi parliamo di un’altra città.
La meta del mio viaggio primaverile, questa volta, è Praga.
“Praga è bellissima” è la frase standard quando annunci la tua prossima meta..e lì alzi le mani, non c’è nulla da fare, quando ricevi da TUTTI un commento del genere ti fai, per forza di cose, delle aspettative altissime, e quasi quasi in genere a questo punto io mi preoccupo anche un po’…perché per esperienza ho imparato che le aspettative su un luogo contano poco, rispetto all’esperienza complessiva e del tutto personale che possiamo farne in prima persona. E poi è strano, ho sentito pareri discordanti su tanti posti: Parigi, Londra, New York, la stessa Loira, l’Irlanda (di cui in genere ti dicono solo che “è tanto verde”), Madrid (“c’è tanta vita”), Barcellona (“ah, la movida di Barcellona!!!” ), ma su Praga il commento è sempre unanime: “Praga è bellissima”.

E allora andiamo a vederla, questa bellissima città, nemmeno tanto lontana da noi: ci vuole di più col treno a raggiungere Bologna, sono soltanto 2 ore scarse di volo, eppure ci penso solo adesso, per festeggiare in anticipo un anniversario e per ricevere un po’ in ritardo un regalo di Natale.
Prenoto online un volo con la Czech Airlines, un albergo in posizione strategica vicino Ponte Carlo, e via, alla scoperta della bellezza.

Il volo di mattina presto è un po’ scomodo, ma la promessa di avere una giornata intera in più a disposizione, ti fa accogliere con un umore migliore la sveglia alle 4.
Quando posso, viaggio così, la sveglia all’alba, la colazione al bar dell’aeroporto ancora molto intorpiditi dal sonno e dal freddo del mattino, la seconda colazione sull’aereo…piccole routine che ritrovi volentieri, piene di promesse…”Si prega di tenere gli schienali in posizione verticale…” ci annuncia dal monitor a cristalli liquidi un improbabile comandante bilingue dalla barba incolta. Io sfoglio la rivista della compagnia di bandiera, uno sguardo ai prodotti della boutique decidendo all’istante che la parure che mi piace a 170 euro resterà al posto suo, sorseggio un tè caldo riservando la merendina alla ciliegia all’attacco di fame post-viaggio.

Ci mettiamo poco, tra un’occhiata alla guida e una sbirciata dal finestrino due ore passano in fretta.
L’aereo atterra in una mattinata non particolarmente fredda, ma un po’ “capposa”, dal cielo biancastro. Seguo le indicazioni reperite in rete (santissimo Internet, come facevamo senza di te???) e, dopo lo svantaggioso cambio dei soldi in aeroporto, prendiamo il primo dei 3 mezzi pubblici per arrivare in hotel.
Se mi riferissi alla mia città, l’idea di prendere 2 autobus e una metro con bagaglio al seguito mi lascerebbe più che perplessa, ma in questo posto la fiducia è ben riposta: il bus passa subito, ci lascia dopo un breve percorso periferico al capolinea di una metropolitana rapida, efficiente e pulita. Da qui, il tempo di raggiungere il marciapiede di fronte e arriva subito il tram, in perfetta sincronia: una fermata e siamo a un passo dal nostro albergo. Un portiere dall’aria glaciale ci consegna la chiave della stanza…ma ci fermiamo davvero poco, per un breve “pit-stop”. Dopo 10 minuti siamo già in strada pronti a goderci ogni momento della nostra vacanza.

Devo ammettere ancora una volta che Internet si è rivelato utilissimo per l’organizzazione di questo viaggio: dopo uno studio accurato dei giudizi, delle distanze e delle descrizioni possiamo essere soddisfatti della nostra scelta, l’hotel si trova davvero “appiccicato” a Ponte Carlo, per me la zona più bella e suggestiva della città.
Ed è vero che è bellissimo, anche se ci sono troppi, davvero troppi turisti, le due torri ai lati del ponte ci lasciano sorridenti e stupefatti. Ci passiamo più volte al giorno, su questo punte gotico pieno di statue che attraversa la Moldava, collegando la città vecchia al quartiere di Malà Strana. Qualcuno ha scritto che questo posto è diventato una specie di mercato, per via delle numerose bancarelle ai lati della passeggiata, ma io ho molto apprezzato che non si tratti di bancarelle qualsiasi, quelle con la bigiotteria cinese e le sciarpette indiane, sono proprio gli artigiani, con tanto di foto e banchetto regolare, che espongono e vendono le loro opere ai turisti. Perciò, ben vengano anche le bancarelle, è piacevole passeggiare e fermarsi a guardare le statue barocche e poco dopo ammirare gioielli di smalto lavorati a mano o strani fermacapelli colorati dalle forme tondeggianti…insomma: anche il lato “commerciale” diventa un’attrazione che si fonde col paesaggio. Guardandosi attorno, ai lati le due grandi torri e in alto la mole imponente della cattedrale di san Vito che troneggia sulle costruzioni che fanno parte del Castello, dall’altra parte del fiume, i decori dorati di qualche tetto distolgono lo sguardo, che a breve torna a perdersi sulla larghezza del corso d’acqua, che scorre sereno e indifferente al caos di turisti e alle migliaia di scatti fotografici che ogni giorno gli sono dedicati.

Attraversato il ponte, la prima meta facendosi largo tra la folla è stata la Piazza Vecchia, dove ci siamo incantati a guardare la moltitudine di stili degli edifici attorno a noi.


Verso la Piazza Vecchia 

 Uno dei bellissimi palazzi decorati della Piazza

La Chiesa di San Nicola

Nel frattempo inizia a piovere, una pioggerella prima solo fastidiosa, poi sempre più insistente, tanto da costringerci a comprare un ombrello di fortuna. Ed è da sotto l’azzurro dell’ombrello che ci fermiamo col fiato sospeso assieme alla folla che attende i rintocchi dell’orologio. Sul palazzo del Municipio, infatti, è collocato il bellissimo orologio astronomico, circondato da figure allegoriche (la Vanità, l’Avarizia, il Turco, la Morte) che allo scoccare di ogni ora si animano e ammaliano migliaia di turisti divertiti.
Al di là dello spettacolino meccanico, l’orologio è davvero bello, tanto da essere riprodotto ovunque, su magliette, tappetini per il mouse, calamite da frigo e chi più ne ha più ne metta: è uno dei simboli cittadini conosciuto in tutto il mondo.


L'Orologio

Dopo i rintocchi delle 11, continuiamo a girare per la piazza, la gente si disperde un po’, attirata dalle numerose facciate colorate degli edifci. Altro elemento “aggregante” sono i banchetti posti al centro della piazza, che diffondono nell’aria fumi e profumi invitanti: ci sono i Trdli, tipici dolci locali cotti sulla fiamma, arrotolati su rulli girevoli, dal seducente odore di vaniglia, poi da una parte un banco di spiedini alla griglia e per finire dei grossi spiedi su cui si abbrustoliscono sfrigolando gli immancabili prosciutti di Praga. Non si sa dove guardare e dove annusare. In un’altra piazza poco più avanti abbiamo scoperto anche un fornitissimo mercato, che accanto ai banchetti di souvenir offre cestini colmi di frutti di bosco…non resistiamo, e meno male: ci sono le more più dolci che abbia mai mangiato, fragole, mirtilli, lamponi maturi al punto giusto, insomma…una delizia.

Il banchetto con i trdli, specialità locale

Continua a piovigginare e noi proseguiamo la nostra passeggiata inoltrandoci nel quartiere ebraico. C’è da notare che sotto la pioggia questi edifici e soprattutto la storia che hanno alle spalle sembrano – se possibile – ancora più tristi…concordiamo sull’idea di sorvolare la visita al cimitero. Passando accanto a questi luoghi mi sento pervasa dal solito immancabile senso di dolore e vergogna nei confronti della razza umana…mi soffermo sull’insensatezza di gesti così fuori dalla ragione, sul fatto che siano stati condivisi (e lo siano tuttora, sebbene da una stretta minoranza) da tante persone…insomma, non c’è bisogno di guardare le tombe per essere pervasi da un senso di ribellione e sofferenza, basta attraversare queste strade, pensare di essere in un “ghetto”, immaginare per un attimo le vite che lo hanno attraversato. Decidiamo di visitare la Sinagoga Vecchia-Nuova, dove un’inquietante vecchina da capelli radi e gialli e l’aspetto mummiesco invita M. a indossare il copricapo ebraico e ci consegna delle guide in italiano con le spiegazioni di quello che troveremo all’interno.
La sinagoga, in cui non ho fatto foto, è la più antica d’Europa e risale al 1270. Al contrario delle nostre chiese cariche di affreschi, statue e decorazioni varie, è molto spoglia e austera e in stile gotico. Ci sediamo sui sedili di legno che circondano le pareti, per consultare la guida e guardarci attorno, poi risaliamo all’esterno e accogliamo con sollievo l’aria fresca della strada. Prima di andar via compro un libricino sul Golem, figura mitologica leggendaria, un gigante di argilla creato per difendere il popolo ebraico dai suoi persecutori. Apprendo che, come un antico Frankestein, anche il Golem, secondo la leggenda si ribellò - per un errore umano – al suo creatore, divenne un mostro distruttivo e dovette essere annientato prima che radesse al suolo l’intera città. Una storia senza lieto fine, ma carica di misteri, che ci ha risvegliato l’appetito.

Entriamo in un pub per il pranzo, fortunatamente i menù sono scritti anche in inglese, perché l’alfabeto e la pronuncia del posto ci sono del tutto ostili. Ordiniamo due belle birre scure e vai coi piatti locali, con i crauti e gli immancabili gnocchi di pane di accompagnamento. Ancora non ho ben capito se questi benedetti gnocchi (che poi non sono gnocchi, ma delle fette morbide dalla consistenza gnoccosa, cotte a vapore) mi piacciono o no. Ce ne sono di diversi tipi: di pane, aromatizzati allo speck, di patate ecc. Hanno in comune il fatto di essere molto sazianti e piuttosto “massicci” e di legare benissimo con le salse delle varie pietanze con cui vengono proposti sempre e comunque.
Un pranzo abbondante e nel complesso piacevole, ci rimette in moto verso strade piuttosto affollate. La sosta al mercato, e poi Piazza Vinceslao, la piazza che sembra un grande viale alberato. Negozi modernissimi e forse persino troppo “globalizzati”, ci sono tutti i maggiori grandi magazzini internazionali, il localissimo Bata per le scarpe con un’esposizione di sei piani, gallerie di negozi che non visitiamo per motivi di tempo (e anche di voglia, di negozi internazionali stile H&M abbiamo già fatto il pieno a casa nostra) e locali notturni e non. Altra caratteristica del posto sono i chioschetti dei wurstel…di tutte le fogge e colori ai due lati della piazza. Il profumo è davvero tentatore, ma siamo ben rimpinzati e rinviamo alla prossima visita. Devo dire che c’è una bella tradizione per lo street food da queste parti, ma la maggior parte delle volte abbiamo resistito all’acquisto per scegliere un posto più comodo dove mangiare e riposarci un po’.
C’è anche un localino che fa un caffè un po’ annacquato ma potabile (l’unico posto al mondo dove ho visto pubblicizzato un “ristretto doppio”…), ne approfittiamo per una sosta e poi torniamo in hotel perché la sveglia alle 4 di mattina comincia a farsi sentire…

In hotel lasciamo le finestre aperte e, nonostante qualche rumore dalla strada, piombiamo in un sonno profondo. La passeggiata pomeridiana prevede una bella salita sotto la pioggerella fino all’entrata del castello, dove prendiamo informazioni su orari e biglietti e ci fermiamo ad ammirare il panorama dall’alto. Peccato per il tempo, la vista è davvero bella e nonostante le nuvole è sempre piacevole ammirare i monumenti di una città dall’alto, curiosare sulle terrazze delle case, soffermarsi sui dettagli che si perdono quando si cammina per strada. Si riscende poi verso il ponte Carlo per un giretto sull’isola di Kampa. Una volta territorio di mulini, quest’isola sul fiume è ora una piccola oasi lontano dalla folla che passeggia sul ponte. Ancora una volta la pioggia sottile non ci permette di vedere questa zona al meglio delle sue possibilità. I bar e i pub che si affacciano sul fiume hanno tavoli deserti e ombrelloni ripiegati. Ci gustiamo, però, un’allegra famiglia di anatroccoli che fanno il bagno assieme alla mamma vicino alla riva. Qualche foto ai negozietti di artigianato, e ancora passi su passi, fino all’ora di cena. E a questo punto, la fortuna ci assiste, e scoviamo un locale davvero da consigliare. Si tratta del ristorante Tri Stoleti, a due passi dal nostro albergo, un locale carino dove troviamo l’unico posto libero e passiamo una piacevolissima serata. Ottimo cibo locale e non, vini al bicchiere, servizio gentilissimo, dolci da non perdere e conto più che onesto, tenendo conto che a Roma con la stessa cifra si riesce a mangiare a malapena una pizza in un locale del centro.

La nostra prima giornata praghese ci lascia stanchi ma soddisfatti. Nonostante la vicinanza con il ponte, i rumori della strada non si sentono grazie alle finestre dai doppi vetri…unico neo, non ci sono tapparelle o persiane, perciò dalle prime ore dell’alba la luce filtra attraverso le tende, e se il sonno è leggero sono guai…
Dormo poco, ma non importa, il letto è comodo, il cuscino anche, e mi aspettano altre cose da vedere.

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