mercoledì 25 giugno 2014

Decompressione*

Nota del 2014 - Non sempre il viaggio dev'essere un percorso di continua scoperta. A volte abbiamo bisogno semplicemente di una vera e propria "vacanza" dalla nostra vita di tutti i giorni: allontanarci per un po' e passare qualche giornata nell'ozio più completo. E' stato il caso della mia settimana a Capalbio, trascorsa alla fine di agosto 2008.
 
(data originale del post: 01/09/2008)
 
All’andata non ho fatto in tempo a salutare.
Prima della partenza si pensa sempre di avere tutto il tempo del mondo (“cosa ci vuole in fondo? manca ancora tanto…”) e poi all’improvviso si guarda il calendario e…Ops! Solo tre giorni!!! E allora via con le ultime spese, con le corse per comprare le ciabatte da mare che ci hanno abbandonato proprio sul più bello, con la prova dei costumi che si rivelano quasi sempre stonati e fuori moda con quegli orribili mutandoni a vita alta (“accidenti, ma dove ci vado con questi cosi?”), con la stiratura delle magliette che si portano sempre in soprannumero (perché non si sa mai, magari fa più freddo, una mezza manica ci sta tutta, ma se fa caldo, niente da fare, servono bretelline e canotte) insomma...ogni anno, non si sa perché, inizio i miei preparativi con le migliori intenzioni e poi alla fine mi riduco il giorno della partenza che sembro un calzino usato (per l’aspetto – ovviamente – non per l’odore…).
La sera prima si fa sempre tardissimo e restano regolarmente una decina di cose da infilare in una valigia già stracolma…la casa è un disastro e appena suona la sveglia e sei già con la testa in autostrada, la gatta decide, così, per salutarti, di portarti il cadavere di un passerotto, e di giocarci un pochino, prima della consegna ufficiale, lanciando il poveretto e le sue piume per tutto il salone…

Ok, credo che il quadro pre-partenza sia già abbastanza chiaro…così potete immaginare che fantastico sollievo sia stato salire in macchina, nonostante il cielo nero non promettesse nulla di buono, e percorrere, nuvole comprese, la Via Aurelia in direzione Capalbio.

La fase decompressione inizia da qui…dal viaggio, che ho scelto volutamente di breve durata. Ci ho messo un bel po’ a decidere la mia meta, e devo dire che la vicinanza in questo caso ha giocato il ruolo più importante.
A Capalbio ero già stata pochissimo tempo fa, ve ne ho parlato di recente in un paio di post.
Quella volta ero tornata incantata da un giardino, stavolta, torno rilassata da questo mare:

Acqua pulita e larghi tratti di costa poco affollati, albergo con piscina in mezzo al verde della campagna Toscana, cibo buono e abbondante, un carico di libri da fare invidia alla biblioteca comunale, una buona compagnia, la fida vecchia Coolpix per catturare qualche scorcio interessante…e tanta, tanta voglia di relax.


Poche pretese, questa volta, ma non avevo bisogno d’altro. Avevo pensato a Sharm, alla magia dei suoi pesci colorati…ma mi ha frenato l’idea di tutto quel caldo e della folla che si riversa su quelle spiagge in agosto. E ho fatto bene. Non avevo voglia di file al buffet, di urla, di spinte, di rumore, di troppa gente. In Egitto tornerò in un altro momento, per ora mi sono goduta il mare nostrano, e invece della fauna del Mar Rosso, ho ammirato in un acquario quella dei nostri mari…affascinata da paguri, stelle e cavallucci marini.


Ho visitato l’Isola del Giglio, su consiglio di mio padre, che se la ricorda da quando era bambino. Lui, che ha visitato un bel pezzo di mondo, da Bombay a New York, da Sidney a Città del Messico, quando parla di quest’isoletta si illumina di un ricordo tutto speciale….E così non ci ho pensato due volte, ho preso il traghetto, e con l’autobus sono salita fino al Castello, visitando un borghetto particolare e con un panorama mozzafiato.
Dal castello

Ho fatto poche foto, perché la mia è stata una visita fatta soprattutto di sensazioni. Il paese è carino, ma dalle foto non si sentono i profumi, né il suono degli strumenti che cambia ad ogni angolo di strada, chissà perché, un pianoforte, una fisarmonica, un violino…il lato più suggestivo dell’isola è difficile da descrivere, deve essere “sentito” e “respirato”.


E poi tanto sole, il cielo azzurro, le stradine con i quadretti colorati, scalini e archetti, gatti diffidenti dall’aria furbetta, e di nuovo il bus, su e giù per i tornanti, e quel paesaggio verde, e quel mare così azzurro, che per un momento, strano e magico, ho rivisto con gli occhi di mio padre bambino…Ebbene sì, lo ammetto, mi sono commossa per un po’…nascondendo i lacrimoni dietro gli occhiali da diva anni ’70.
Ma non se ne è accorto nessuno, per fortuna, un po’ perché erano tutti occupati a guardare fuori, e un po’ perché ho dissimulato il mio lato romantico proponendo, appena scesa dal bus, di andare a rifocillarci con un’abbondante e golosa frittura di pesce.

Dal traghetto

La gita al Giglio - che merita davvero il viaggio - è stata la visita più interessante di questa settimana lontano da casa. Altri posti carini e dal paesaggio “ristoratore” (ammettiamolo, un bel panorama ci allarga il cuore e ci fa dimenticare per un po’ le schifezze del mondo) visti in questi giorni:

Orbetello e la sua laguna

Magliano in Toscana

La campagna (l’albero tetro è una foto su richiesta, giuro che io non c’entro!)

“E le nuvole?” direte voi “Non c’erano le nuvole nere alla partenza?”
Ebbene sì, ce n’erano un’infinità…ma – incredibilmente – al nostro arrivo sono andate via.
E il cielo - una volta tanto - è rimasto blu per tutta la settimana

Per tutto il resto e soprattutto per le note negative…beh…ho deciso di non scriverle, almeno non qui. Per prendermi un altro po’ di vacanza.
E magari per dedicarci un altro post, fatto solo di piccole disavventure da turista…

La mia decompressione - spero – non finisce qui.
Mi aspetta un’altra settimana lontana dall’ufficio, ma non dal pc…
Ben tornati, se ci siete, o buon proseguimento.
Ci leggiamo a settembre, in fondo manca solo qualche ora.

*Tutte le foto, anche stavolta, by Vale

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