martedì 24 giugno 2014

Vita Moldava

 
Nota del 2014 - Prima dei vari TripAdvisor & Co., in tempi non sospetti, mi divertivo a scrivere recensioni tragicomiche sui miei "viaggi gastronomici" in giro per la città. Le stroncature le ho sempre scritte in modo anonimo, perché di locali come quello che racconto su queste righe ce ne sono (ahimè) a bizzeffe sparsi un po' per tutta la penisola. Quando ho scritto questo post (nel dicembre 2007) non esisteva nemmeno "Cucine da Incubo"...forse oggi un personaggio come lo Chef Cannavacciuolo riuscirebbe a far miracoli anche in un posto così...


(Data originale del post: 6 dicembre 2007) - Il titolo del post è un semplice giochino di parole, con la Moldavia non c’entra nulla.
E’ una storpiatura, così come storpiate e strambe sono a volte le nostre esperienze di “mondanità”, le uscite conviviali in luoghi che si rivelano vere e proprie delusioni.

Vi avverto, oggi siamo sul polemico…ma non credo sia troppo un problema, pare giri male un po’ a tutti, persino il barista stamattina borbottava improperi tra i denti, lui che con infinita pazienza serve bevande all’orda di “impiegati mannari” delle dieci riuscendo a sopportare ed esaudire tutte le loro richieste (lo propongo per la beatificazione già in vita, ha davvero pazienza da vendere). Invece oggi mugugnava pure lui…non si è capito bene contro chi, ho colto solo un brandello di frase “ma guarda te ‘ste due str*** ” e ho preferito non approfondire.

Approfondisco, invece il discorso delle uscite mondane (e mondane si fa terribilmente per dire, come dal titolo) per borbottare un po’ sulle ultime discutibili esperienze nei locali che ho vistato. (è un post lungo, quindi ve lo propinerò un po’ per volta).

Ieri mi hanno invitato a cena in un nuovo locale all’Infernetto.
Da fuori sembra una villa di campagna, e sulla porta arriva un buon odore di brace.
Promette bene.
Ma non sempre le promesse sono mantenute.
Ha aperto da poco, e questa sera il pizzettaio è in libera uscita. Pare non sia previsto un sostituto, quindi – prima delusione – niente pizza.
Il forno a legna spento, con i cartoni “a portar via” e le pile di piatti vuoti fermi ad aspettare invano, mette una tristezza infinita.
Il locale è composto da un'unica grande sala, arredata in modo da richiamare una piazzetta di paese. Carino. Pochi commensali in mezzo alla settimana, sicuramente si riempirà di clienti affamati nel weekend.
Siamo pochi, ok, ma mi tocca lo stesso la trave centrale giusta giusta dietro la mia sedia.
Nessuno se ne preoccupa, del resto sono in ritardo e ben mi sta, niente corsa a “li mejo posti”.

Niente pizza, quindi sbircio la lista dei primi. Piatti romani che, non me ne vogliate, sopporto poco e soprattutto a cena (du’ bei facioli co’ le cotiche prima di andare a dormire non fanno per me, sorry, stavolta passo).
Mi butto sull’innocente fettuccia ai porcini. Coi porcini in scatola (o surgelati? Non è facile capire). Duri, unti, retrogusto amarognolo, una vera tortura. 11 Euro.

Per secondo chiedo un maialino al forno con patate. “Non c’è” fa il cameriere (sarà col pizzettaro, penso io) “Forse c’è qualcosa alla brace, se vuole guardo”. Fa niente.
Aspetto che gli altri finiscano i loro piatti di abbacchio (faccio sempre la figura di quella con la puzza sotto al naso in questi posti, ma non è colpa mia se le pecore - e la trippa – non mi piacciono per niente) e mi distraggo con l’idea di un dolcetto finale per ammazzare il saporaccio dei funghi. Nel frattempo mi scolo un paio di bicchieri di vino, per mantenere viva la conversazione con gli altri commensali (Montepulciano buono, devo dire, forse qualcuno l’ha portato da casa?!?).
Torna il cameriere e annuncia felicemente la folta lista dei dessert: “tiramisù, panna cotta, crème caramel”. Mi giro sconsolata verso il frigorifero sperando di trovare un appiglio, ma davanti ai miei occhi trovo solo una scena desolante.
Bindi in confronto è meglio di Nonna Papera.
Lasciamo stare.

Per onorare la cena (e non sorbirmi il solito “ma tu non mangi niente?” già annunciato dal cameriere – perché il cameriere non si fa mai i fatti suoi?) decido di prendere un ananas, quello almeno l’ha fatto Madre Natura, non dovrebbe creare brutte sorprese.
Del resto è colpa mia se inizio a mangiarlo dal fondo…e se di 6 pezzi sono commestibili solo i primi due e il resto è completamente acerbo.

Olé, la cena è andata…declino sorridendo il caffè, e mi rallegro sentendomi sollevata perché altre persone a tavola con me iniziano a dare giudizi poco entusiasti sul cibo e sul locale.

Ok, sono salva! Non sono cattiva io, è il locale che fa schifo.
Mi sento meglio e lo sconsiglio vivamente.
Non faccio il nome, perché non ho provato tutti i piatti, specialmente quelli di carne, che potrebbero (magari se tornasse il maialino dalla gita) anche essere gustosissimi, per quanto ne so.
Ma lo dirò agli amici, questo sì, perché, come dice qualcuno, il passaparola è importante.

Mi fermo qui, per ora, ma – se vi va - vi aspetto per la prossima avventura di “Vita Moldava”. Ne leggerete delle belle.
 

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