martedì 24 giugno 2014

Istanbul – Primo giorno

(data originale post: 13/03/2008)

Arrivati all’aeroporto, ci troviamo davanti una struttura molto moderna ed “europea”…cambiamo un po’ di euro in banconote turche e ci lanciamo alla ricerca di un taxi.
Sappiamo già che dovremo contrattare. La guida preavverte su buona parte degli inconvenienti che possono capitare ad un turista un po’ ingenuo. Prezzi gonfiati e corse senza tassametro, tariffe notturne maggiorate applicate anche di giorno e via così, mille e una strategia per fregarti già all’arrivo in città.
La cosa non mi sorprende più di tanto, ma non mi piace molto l’idea di partire già un po’ sfiduciata verso il prossimo e pronta a difendermi da chissà quali tranelli per non diventare il “pollo” (o meglio, la gallina) di turno.
Il primo taxi ci chiede 30 euro per portarci in città. So che il costo è di molto inferiore.
Chiediamo al taxi successivo e ci spara la stessa cifra. Mi impunto “una mia amica è venuta qui lo scorso ottobre e ha pagato molto meno”. Il taxista mangia la foglia “Ma io intendevo 30 lire turche!!!”. Ok, ci siamo, sono 15 euro, ci accordiamo per questo prezzo e saliamo a bordo.
Il viaggio verso l’albergo è rapido, scattoso (e pericoloso) come una corsa di rally. Il conducente è spericolato e sprezzante di qualsiasi ostacolo si trovi sul cammino. Nel frattempo, sul lungomare, giardini e aiuole fiorite ci danno il benvenuto. Giochi per bambini, qualche famiglia che nonostante il brutto tempo ha deciso di fare un pic-nic con vista sulla spiaggia. Violette colorate, palazzi moderni di un quartiere residenziale e apparentemente molto costoso. E il traffico, tanto, denso, indisciplinato. Arriviamo all’hotel. Sono tutti molto gentili e premurosi, ci danno le informazioni di rito, portano le valige in camera e ci augurano un buon soggiorno.
Il tempo di risistemarci un attimo e siamo già per strada.
Il tempo è brutto e freddo, ma quando sei in un posto così speciale te ne importa poco…poi non piove, possiamo girare la città senza l’ostacolo degli ombrelli bagnati.
La posizione dell’hotel è ottima, in un attimo siamo sulla strada principale che porta alla nostra prima meta: Santa Sofia.
 

Per strada tanta gente, negozi di souvenir, ristoranti e tavole calde dall’aspetto turistico e spartano, ma piene di cibarie dall’aria invitante, che spargono i loro profumi per tutta la via.
Ogni tanto si incontra il carrettino di un venditore di ciambelle. Non sono ciambelle dolci, ma di pane ricoperto di sesamo, una caratteristica del posto, che ovviamente, non posso fare a meno di assaggiare alla prima occasione di fare uno spuntino.
Santa Sofia è esattamente di fronte alla Moschea Blu…e, ragazzi, non sai da che parte guardare….
Sarà che me lo ero immaginata tante volte, uno scenario così, l’avevo visto nelle foto, ma non è minimamente la stessa cosa.
Trovarsi lì, respirare quell’aria fredda e a tratti profumata di mille sapori, con la gente che si affretta, il giardinetto curatissimo e pieno di fiori…Faccio qualche foto, sapendo che passerà solo una piccola parte della sensazione particolare che stiamo vivendo in quel momento.
Il complesso di Santa Sofia, rispetto a tutte le bellezze ammirate in questi 4 giorni, è forse l’edificio più deludente.
Sia ben chiaro, è fantastico. Ci sono dei mosaici bizantini bellissimi ed è imponente e maestoso.
Ma è tenuto davvero male. Un’enorme impalcatura attraversa metà dell’ex-chiesa\moschea, i decori sono scrostati, l’interno è buio. L’ampiezza della cupola è sorprendente. Ma pochi sono gli angoli ben conservati e che non richiedono un consistente intervento di restauro.
 

Merita comunque la visita, ma vedremo di meglio…

Usciti da questo posto con una storia antica e “sofferta” (e davvero interessante, se volete saperne di più date un’occhiata qui) ci dirigiamo verso una delle cose più curiose e interessanti che ho visto in questi giorni: la Cisterna Basilica. Costruito da Costantino il Grande e restaurata da Giustiniano nel 532, questo grande spazio sotterraneo suddiviso da colonne e con il fondo ricoperto d’acqua è un ambiente davvero affascinante. Si accede dalla biglietteria e una volta scesa la rampa di scale ci si trova in un altro mondo. Buio, con le colonne illuminate da lampade rosse che creano un effetto molto suggestivo. I riflessi dell’acqua, le gocce che cadono ogni tanto dal soffitto, i grossi pesci (carpe?!?) che nuotano a pochi passi rendono il luogo rarefatto e misterioso.
 

Ancor più misteriose, le due grandi teste che sorreggono, rovesciate, due colonne dell’edificio.

Usciti all’esterno, ci sembra di riemergere da un’altra dimensione, e soprattutto da un altro tempo.
Fuori c’è un vento gelato, così decidiamo di prenderci una pausa confortandoci con una bevanda locale che fa proprio al caso nostro, il Salep. Questo miscuglio, servito in tazza, ha la consistenza di una cioccolata calda bianca e densa, un sapore delicato e leggermente vaniglioso, e in una giornata così fredda non potrebbe essere la scelta migliore (ringrazio infinitamente la mia amica Sara per tutte le “dritte di viaggio” – hotel compreso – che mi ha dato prima di partire…).

Proseguiamo il pomeriggio vagando un po’ a caso per le strade…Negozi di tappeti, ceramiche, souvenir…poi diventa un po’ meno turistico e cominciano i negozi più “cittadini”…e qui la prima strana sorpresa: in una delle vie principali tutti i negozi di scarpe e abbigliamento sono unicamente…da uomo!
Vi assicuro che la sensazione è davvero strana.
Spesso “a casa” siamo abituati al contrario, tanti negozi di abbigliamento femminile e qualcuno anche per i maschietti. In questo caso è l’esatto opposto e anche di più. Negozi da donna proprio non ce ne sono, per diverse centinaia di metri. Addirittura in una galleria commerciale jeans, maglioni, vestiti eleganti e sportivi in vendita sono dedicati esclusivamente al “sesso forte”. Inquietante.
Sembra all’improvviso di essere diventata diversa…anche se in realtà nessuno ti si fila, passando davanti alle vetrine ti senti allo stesso tempo invisibile e “rara”, hai come la sensazione di essere osservata con sospetto, ma non è così. In realtà la gente appare molto tollerante. Le stesse donne per strada non portano tutte il classico foulard.
Si passa da qualche rara signora più anziana vestita di nero da capo a piedi e coperta fino alla base del naso, a ragazze vestite all’occidentale con jeans aderenti a vita bassa. Nessuno viene guardato male. L’idea è quella di una convivenza pacifica tra culture e generazioni differenti. Tra questi due estremi ci sono ragazze dai foulard colorati, signore con capo scoperto ma dalle gonne lunghe fino ai piedi, o studentesse che sembrano uscite dalle copertine di una rivista di moda occidentale.
 
Pasticceria con delizie locali

Dopo l’esplorazione “random” di qualche vicoletto e una breve sosta in hotel, ci rifocilliamo in un Kofteci, locale dedicato alle polpette cucinate alla griglia secondo la tradizione locale. Il posto è piuttosto spoglio, sembra un’osteria della vecchia Roma, con i tavoli in marmo e le sedie di legno.
I piatti da scegliere sono davvero pochi, e noi, ovviamente, optiamo per le kofte, accompagnate da un’insalata. Sapore curioso, un po’ troppo di agnello per i miei gusti, ma davvero sfizioso. Il conto è davvero economico rispetto ai nostri standard italiani.
 
Kofte*

All’uscita ci aspetta lo spettacolo della moschea blu illuminata…Indimenticabile.
Completiamo la serata con una carrellata televisiva dei programmi locali (lo so, un po’ squallido, ma a me mette curiosità…) e becchiamo un improbabilissimo “Kustum Show” con tanto di surrogato baffuto di Maurizio Costanzo…Invece di spettegolare, però, in questa trasmissione gli ospiti cantano canzoni della tradizione locale…con la partecipazione attiva di tutto il pubblico in sala che canta e balla al ritmo di tabla e nay.
La prima giornata si conclude così…soddisfatta, stanca, ma piena di aspettative.
E domani si ricomincia l'esplorazione...


* La foto delle kofte non è mia (la fonte è questa, le altre sono tutte "Vale-made" :-)

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