mercoledì 25 giugno 2014

Praga, ultimo giorno

(data originale post: 05/07/2011)

Anche l’ultimo giorno a Praga inizia con la solita salita in direzione castello, o meglio verso il quartiere di Hradcany. Camminando sotto una pioggerella sottile, questa volta la meta è il monastero di Strahov, già preso d’assalto da un paio di consistenti comitive di turisti. Rinunciamo alla visita, ammirando l’edificio dall’esterno e un po’ dell’immancabile panorama della città, poi facciamo tappa al Santuario di Loreto, e qui paghiamo il biglietto d’ingresso approfittando di un po’ di tranquillità, dato che questa volta il gruppo di visitatori italiani è scoraggiato dal fatto di dover pagare per visitare la chiesa. Effettivamente l’abbiamo notato anche noi, qui si paga un po’ per tutto, non solo per le visite in molte chiese, ma anche – extra – per poter fare foto rigorosamente senza flash. Allora entriamo, ma senza foto, tanto che in questo viaggio la mia piccola macchina digitale è stata quasi sempre riposta nella borsa: ho preferito godermi l’esperienza multisensoriale senza distrarmi troppo dietro all’obiettivo. Forse ero più stanca del solito, ma avevo davvero bisogno di una vacanza da tutto ciò che è tecnologico e prevede di premere pulsanti. Così non ci sono documentazioni iconografiche del santuario, peccato, da un certo punto di vista, perché non mi era mai capitato di vedere un chiostro con le cappelle che si affacciano direttamente all’interno, e perché la “casa della Vergine” posta nel centro dello spiazzo aperto assomiglia incredibilmente al piccolo tempio custodito all’interno della “nostra” chiesa di Loreto nelle Marche.  Interessante anche il Tesoro, ma vi dirò, a me più che interessare tutti quei calici d’oro e diamanti fanno venire il nervoso, stridenti come sono con l’idea di una chiesa umile, povera e dedita al bene nei confronti del prossimo.  “Che zozzeria!” mi sussurra M. all’orecchio di fronte a un ostensorio tempestato di rubini e ametiste e non posso che concordare, perciò lascio con piacere quella sala asettica dai vetri blindati per tornare nel chiostro a guardare la pioggia che cade.

Abbiamo ancora un po’ di tempo, in hotel sono stati  - finalmente – gentilissimi e ci hanno concesso di lasciare i bagagli in uno stanzino-deposito chiuso a chiave. Così, visto che le nuvole per ora non hanno voglia di andar via, riprendiamo la metro e andiamo a visitare il Museo di Arti Decorative nei pressi del quartiere ebraico.  Abbiamo scelto questo museo in particolare perché non avevamo voglia di vedere cocci di ciotole primitive, quadri o rappresentazioni storiche della città, e non siamo stati delusi: cominciando da un’esposizione di abiti da sera, per passare a porcellane e stoviglie, orologi d’epoca, arazzi, abiti da sposa. Uno strano miscuglio di oggetti disposti con ordine e coerenza nelle diverse sale, passiamo un altro po’ di tempo curiosando tra una vetrinetta e l’altra fino ad ora di pranzo…Basta gnocchi di pane, però! Siamo d’accordo su questo punto, e ancor di più quando vestiamo i panni dei “turisti di massa DOC” e raggiungiamo la Piazza Vecchia per pranzare sotto il vicino Hotel Rott, dove ci aspetta rumoroso eppure accogliente l’immancabile Hard Rock Café.

Lo so, forse mangiare in un ristorante internazionale, o meglio, americanissimo, non era il modo migliore per concludere l’esperienza praghese, ma ogni tanto uno strappo alla regola ci può stare, l’edificio è storico e affrescato all’esterno, la musica rock ben assortita nella sua alternanza tra vecchie e nuove glorie del palcoscenico, e la birra fresca e rigenerante. Simpatico persino il cameriere, che sembra scoordinato col resto del mondo, ma quando ce ne andiamo ci lascia una faccetta sorridente sullo scontrino farfugliando “That’s me!”…

Ancora l’ultima passeggiata per le viuzze affollate, è domenica ma qui in centro sembra sempre lo stesso giorno della settimana, i negozi sono tutti aperti, la gente in strada esulta per la vittoria della squadra di hockey nazionale, le comitive aspettano speranzose gli ennesimi rintocchi dell’orologio municipale.
E di nuovo il ponte, che mi mancherà sicuramente, il ricordo più bello di questa città, a ogni ora un aspetto diverso, con le sue statue nere di fuliggine che chissà quando torneranno al loro vecchio splendore.

Valige alla mano, percorso all’inverso: tram, metro, autobus, aeroporto. Facile, pratico ed economico mille volte più di un taxi. Alle 20.30 il nostro aereo decolla, la città non si vede, nascosta da una coltre di nubi grigiastre. Si torna a casa, contenti, per il nostro viaggio senza stonature, senza mal di testa, senza troppe foto, ma pieni delle mille sensazioni raccolte in giro in questi 4 giorni. Dietro di noi, all’aeroporto un gruppo di coppie cinquantenni pianificava la prossima destinazione di viaggio, come se si fossero già buttati alle spalle le esperienze di Praga e fossero già pronti per la prossima vacanza “mordi e fuggi”.

Io invece per un po’ voglio assaporarmi questo viaggio e tutto quello che mi ha dato, forse per questo sono qui che scrivo queste righe, per non perderlo, per conservare qualche dettaglio come in un album speciale.
Poche foto, ma molti bei ricordi. Spero di avervi trasmesso almeno un po’ di quello che ho fatto e visto, di quello che c’è ancora da fare e da vedere, ma soprattutto di avervi contagiato con la voglia di andare a vedere questa o un’altra città del mondo.

Per me è stato un regalo davvero bello e speciale, spero che in futuro lo sarà anche per voi. I soldi per un viaggio sono sempre ben spesi. A presto.

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